Adozione: I genitori adottivi o affidatari restano spesso sconcertati di fronte a comportamenti dei loro bambini che non comprendono e che rivelano i segni di traumi difficili. Un compito complicato dal fatto che questi bambini, spesso, non riescono a esprimere i propri bisogni o li esprimono in maniera distorta.

Il diritto della famiglia “dovrebbe” essere quello di poter accedere al sostegno in tutte le fasi del ciclo vitale della famiglia e gli adulti chiedono sempre più di essere aiutati e sostenuti in questo difficile compito.

Ne abbiamo parlato con Francesco Vadilonga, direttore del Centro di Terapia dell’Adolescenza (CTA) dove svolge attività di psicoterapeuta familiare e di formatore.

Un tema caldo in materia di adozione riguarda la necessità di rinforzare ed estendere nel tempo il sostegno di servizi all’adozione e al post adozione. La legge prevede, infatti, che le famiglie siano sostenute e supportate dai servizi il primo anno dopo l’adozione, ma la realtà racconta che le difficoltà emergono anche dopo, in particolare a partire dal secondo anno.

Secondo un’indagine dell’Autorità Garante dell’infanzia e adolescenza sullo stato delle adozioni, il sistema delle adozioni funziona di più nella parte preadottiva – quindi nella fase di accompagnamento dei genitori verso la loro idoneità – e meno nella fase post adottiva. Ma essendo l’adozione un “lifelong process” – ovvero un processo che dura tutta la vita – il diritto della famiglia dovrebbe essere quello di poter accedere al sostegno in tutte le fasi del ciclo vitale della famiglia, per esempio quando ci sono degli snodi in cui possono riacutizzarsi delle problematiche post traumatiche oppure quando è necessario mettere in atto dei compiti evolutivi specifici tipici dell’adozione.

Problematiche delicate che necessitano una formazione specifica da parte degli operatori, come recita la linea guida messa a punto nel 2011 da Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) – “Requisiti di ‘qualità’ per gli interventi a favore dei minori adottati”, che afferma che “gli operatori che trattano le crisi adottive debbano avere conoscenze approfondite sullo sviluppo infantile, sulla teoria dell’attaccamento, sull’adozione, sulle teorie del trauma e della perdita”.

Per fare un quadro dello stato dell’arte nel settore del sostegno alla genitorialità in ambito di adozioni e affidi – con l’obiettivo di individuarne risorse e criticità – abbiamo intervistato Francesco Vadilonga, presidente del CTA Centro Terapia dell’Adolescenza di Milano, specializzato nella diagnosi, nel sostegno, nella cura di problematiche psicologiche e relazionali di bambini, adolescenti e adulti con particolare riferimento a coloro che, durante la crescita, hanno vissuto esperienze sfavorevoli e traumi.

Dr Vadilonga, quali sono le richieste più frequenti da parte dei genitori adottivi o affidatari che si rivolgono al CTA?

I genitori che si rivolgono al CTA chiedono di essere aiutati a capire meglio i bambini che hanno in casa, adottati o in affido, in relazione al fatto che questi bambini spesso non riescono a esprimere i propri bisogni o li esprimono in maniera distorta. Rimangono un po’ sconcertati di fronte a comportamenti che non comprendono e chiedono di essere aiutati a e capirli e sostenerli, tenendo conto del fatto che questi ragazzini si portano spesso segni di traumi difficili.

Dal vostro “osservatorio”, quali sono gli “strumenti” con cui questo genitori in genere  cominciano un percorso di adozione o affido? Sono sufficienti a suo avviso?

Darei alla risposta una dimensione temporale perché – per fortuna – la “strumentazione” dei genitori nel tempo si è un po’ modificata. Fino a vent’anni fa non esisteva formazione nella preadozione: i genitori iniziavano il percorso dell’adozione o dell’affido senza ben sapere quali fossero i loro compiti, le caratteristiche dei bambini che avrebbero accolto, e arrivavano impreparati, con una carenza di formazione e una sottovalutazione del fatto che è un compito impegnativo e che i problemi possono arrivare nel tempo. Per fortuna, invece, oggi ci sono più risorse formative di sostegno, e i genitori prima di adottare un bambino fanno un percorso che li indirizza e li prepara. E, inoltre, sta un po’ crescendo l’idea che le famiglie vadano sostenute in maniera continuativa; ma c’è ancora molto da lavorare in questo senso.

Cosa manca e cosa a suo avviso potrebbe migliorare?

Innanzitutto è carente il sistema di trasmissione delle informazioni perché chi detiene le informazioni sul contesto a volte non le trasmette alla famiglia o lo fa in maniera incompleta: se nell’adozione internazionale vi sono anche altre problematiche legate alla distanza, anche nell’adozione nazionale – dove invece le variabili sono più sotto controllo – vi sono timori, resistenze, paura di spaventare, paura di indurre i genitori adottivi a vedere i traumi dei bambini, con la conseguenza che i genitori non possono pianificare eventuali interventi protettivi per i loro bambini.

Credo quindi che si debba andare di più in questa direzione: non soltanto trasmettere le informazioni al genitore ma anche trasmetterle a chi si dovrebbe occupare delle famiglie. Perché se vi sono degli indicatori che il bambino ha delle riattivazioni del trauma bisogna che il caso sia preso in carico subito, e che il processo di costruzione di una relazione di attaccamento venga fatta con un accompagnamento, proprio per evitare di intervenire quando ci si rende conto che le cose stanno andando male. Di conseguenza, manca la capacità di prevenire, in quanto tante situazioni potrebbero essere individuate subito senza aspettare che vengano fuori i problemi.

E poi, sempre nell’ottica di cosa potrebbe migliorare, bisognerebbe passare da un sostegno un po’ generalista a una situazione di sostegno specifico. La legge oggi dice che i servizi sociali devono seguire le famiglie adottive per il primo anno, ma i fatti dicono che i problemi sorgono a partire dal secondo anno. E inoltre, è opportuno fare interventi più specifici: oggi vengono fatti dei gruppi di genitori, che raramente coinvolgono anche i figli, perché c’è l’idea che se il servizio vede il bambino lo traumatizza. Con la conseguenza che si lavora su un bambino non conosciuto, un bambino ipotetico, basato sulle rappresentazioni che i genitori hanno di lui. Mentre dalla nostra esperienza, peraltro condivisa a livello internazionale dai maggiori esperti di adozione, i percorsi di sostegno dovrebbero basarsi sulla conoscenza diretta del bambino.

E come il CTA può aiutare queste famiglie?

Il CTA lavora da anni per sostenere queste problematiche, e quando è possibile fa progetti, richieste di finanziamenti, e soprattutto lancia spesso delle iniziative che rispondono alle domande sulla prevenzione. Chiaramente se c’è una crisi e se si è in grave difficoltà è necessario fare un percorso psicoterapeutico – che implica di dover sostenere dei costi – ma se si fa prevenzione partecipando a gruppi sull’adozione, stando in contatto con altre famiglie, si può prevenire in molti casi alcune difficoltà gravi anche grazie al supporto di una rete di relazioni, con un costo minore e un modo di vivere l’adozione anche molto piacevole. Perché nell’adozione è la famiglia adottiva la vera “cura terapeutica” per i bambini e i ragazzi ed è importante valorizzare il ruolo dei genitori che inseriti in una rete possono fortificare le loro proprie risorse.

(Chiara Italia)

CTA sostiene l’adozione e le famiglie con molte iniziative e proposte. Eccone alcune in programma:

Martedì 14 novembre, ore 20.00-22.30, via Valparaiso 10/6 Milano ci sarà il seminario per genitori o coppie in attesa “L’adozione di bambini che hanno subito maltrattamenti e abusi: cosa deve sapere un genitore”. Formatrice: dott.ssa Mitia Rendiniello. E’ ancora possibile iscriversi!

https://www.centrocta.it/seminario-ladozione-di-bambini-che-hanno-subito-maltrattamenti-e-abusi-cosa-deve-sapere-un-genitore/

Sono inoltre in partenza gruppi per genitori adottivi con figli adolescenti e per adolescenti adottivi, approfondimenti tematici sulla corrispondenza immaginaria, un percorso di mindfulness per genitori adottivi e un nuovo ciclo di seminari formativi per genitori adottivi e coppie in attesa di diventarlo.

Sabato 27 gennaio 2018, il CTA e la scuola di psicoterapia IRIS ospiteranno il prof. David Brodzinsky per un seminario dal titolo “Nuove frontiere dell’adozione”. David Brodzinsky è professore emerito di Psicologia clinica e dello sviluppo presso la Rutgers University, ed è noto in tutto il mondo per le sue numerose pubblicazioni sul tema dell’adozione, di cui è uno dei maggiori esperti internazionali. 

Per qualsiasi informazione contattare il settore adozione e affido all’indirizzo adozione@centrocta.it