“Stare bene a scuola”: il progetto di counseling scolastico di CTA
“Stare bene a scuola” è un progetto di CTA. Obiettivo: creare benessere e serenità per tutti all’interno della scuola, andando oltre le barriere professionali, verso una circolarità di saperi e co-costruzione di competenze. Vediamo di cosa si tratta.
di Chiara Italia
Da diversi anni CTA lavora al progetto “Stare bene a scuola” con l’obiettivo di portare benessere e serenità all’interno della scuola: una molteplicità di proposte rivolte a bambini e ragazzi, genitori, agli insegnanti e a tutte le figure che si muovono attorno a loro. Infatti, attraverso uno sguardo sistemico e integrato con la teoria dell’attaccamento, CTA cerca di includere le famiglie dei ragazzi e tutte le figure che entrano in relazione con la rete scolastica, come gli allenatori sportivi, gli educatori dell’oratorio ecc.
Ma entriamo un po’ più nel vivo di questo interessante progetto – che ha già coinvolto gli istituti scolastici di Milano, Abbiategrasso, Albairate, Besate, Cisliano, Gaggiano, Motta Visconti, Ozzero, Rosate, Vermezzo, Zibido, Corsico, Cologno, Cinisello, Busto e Gallarate – attraverso il racconto della dott.ssa Monica Teruzzi, laureata in psicologia, counselor e referente del settore Scuola di CTA – Centro di Terapia dell’Adolescenza.
Dott.ssa Teruzzi, vuole descriverci il progetto “Stare bene a scuola”?
Il CTA è presente all’interno di numerose scuole della Lombardia con un gruppo di lavoro dedicato che realizza progetti di promozione del benessere scolastico e interventi di prevenzione del disagio: si tratta di sportelli di ascolto per bambini, ragazzi, genitori e insegnanti; laboratori tematici nelle classi, incontri di confronto per adulti, supervisioni e interventi formativi specifici per insegnanti.
Il nostro sguardo sistemico e multidisciplinare invita a tenere in considerazione tutti i protagonisti che girano intorno alla scuola. L’équipe è formata da psicologi e counselor che lavorano con il coinvolgimento di insegnanti e l’inclusione delle famiglie e di realtà che ruotano intorno alla scuola: un universo a tutto campo, caratterizzato dalla flessibilità e dalla disponibilità a costruire una proposta che vada incontro a un bisogno reale.
Come si articola un progetto CTA in una scuola?
Quando inizia il progetto si organizzano incontri con i docenti, i dirigenti e i genitori per presentare il nostro approccio e le modalità di lavoro. Per farci conoscere dai ragazzi, dove è possibile, entriamo nelle classi con laboratori a tema. Ciò consente di lavorare su tematiche mirate, definite con gli insegnanti, differenziate per età: per esempio, in prima media si lavora sulla formazione del gruppo classe e sul nuovo percorso di studi; in seconda media, sulla relazione tra pari o con il mondo degli adulti, sul bullismo, cyberbullismo o sulle dipendenze da sostanze; in terza media si possono riprendere queste tematiche o lavorare sull’orientamento, con un’attenzione alla progettualità, a come i ragazzi si vedono nel futuro. La possibilità di organizzare un laboratorio in classe favorisce molto l’accesso dei ragazzi allo sportello di ascolto, dove possono portare problematiche più personali.
Il progetto “stare bene a scuola” si rivolge agli studenti di che età?
La proposta si rivolge alle scuole di ogni ordine e grado, con interventi diversi a seconda delle età. Nelle scuole materne gli interventi sono rivolti ai genitori e agli insegnanti, figure centrali nell’individuazione e nel supporto dei bisogni dei bambini. Per esempio, nel Comune di Cologno Monzese, dove abbiamo vinto un appalto triennale, abbiamo iniziato a lavorare con insegnanti e genitori della scuola materna. Inoltre ci sono stati richiesti interventi per educatori dei nidi: per imparare a conoscere meglio i bambini e le loro famiglie, osservare le cose con le stesse lenti, creare un linguaggio comune che permetta agli operatori di confrontarsi più facilmente. Dalla scuola primaria fino alla scuola secondaria si lavora coi ragazzi. Uno degli obiettivi è quello di supportare la comunicazione tra scuola e famiglia, perché non è semplice collaborare, senza giudicare o sentirsi giudicati. È importante sedersi agli stessi tavoli e prendersi un po’ di tempo per parlare, conoscersi e riflettere insieme.
Vi capita di incontrare delle resistenze da parte degli insegnanti?
Sì, capita soprattutto nelle scuole in cui ci sono state esperienze negative con operatori esterni che si sono approcciati in maniera giudicante, facendo sentire inadeguati i professionisti della scuola. Alcuni insegnanti temono che il nostro lavoro sconvolga il loro già precario equilibrio, ma appena si accorgono che è possibile avere uno spazio anche per sè, per la propria fatica e il proprio disagio, si aprono e ci danno fiducia. Il contesto scolastico è quanto mai difficile, ma popolato da tanti insegnanti che svolgono il loro lavoro con impegno, competenza e passione. Quando succede di incontrare insegnanti stanchi o demotivati, noi cerchiamo di valorizzare quello che c’è, senza porci come l’esperto che “illumina” chi non sa lavorare, ma come colui che si mette accanto per cercare di capire insieme, ognuno col suo punto di vista. Non essere operatori della scuola ci permette di avere uno sguardo più distaccato.
Quali sono i bisogni degli insegnanti e delle famiglie?
Gli insegnanti sono spesso stanchi e affaticati di gestire le generazioni che cambiano molto velocemente e hanno esigenze diverse: i bambini di oggi appaiono molto competenti eppure molto fragili (e le loro famiglie lo sono altrettanto). Il rispetto della privacy previsto per legge, la possibilità di essere denunciati, le competenze richieste nell’utilizzo degli strumenti informatici e della rete spaventano tantissimo. Per gli insegnanti non è facile entrare in relazione con le numerose figure di riferimento che ogni bambino si ritrova in questa nuova organizzazione della famiglia e della società moderna. In generale chiedono ascolto sulla fatica, un aiuto nella gestione delle dinamiche all’interno della classe e indicazioni per entrare in rete con i servizi esterni, soprattutto nelle situazioni complesse.
I genitori di oggi sono spesso molto aggiornati e presenti, ma entrano in conflitto facilmente con la scuola, mettendo in discussione il ruolo degli insegnanti e delle istituzioni.
E quali sono, invece, le problematiche che vengono portate dai ragazzi?
Nei laboratori delle classi i ragazzi sono sempre molto collaborativi sulle tematiche che riguardano la loro crescita, le dinamiche tra pari, le relazioni col mondo degli adulti e col mondo esterno. Allo sportello di ascolto portano problemi legati al rapporto tra pari, a lutti o malattie, a situazioni acute, come le separazioni e i conflitti tra i genitori. Talvolta, ma meno frequentemente, portano qualche difficoltà con gli insegnanti. I ragazzi della scuola superiore portano problemi affettivi e di relazione con i coetanei, dipendenze da sostanze-droghe o alcol e questioni legate alla propria identità sessuale.
Quali sono le competenze del vostro team di lavoro?
La caratteristica principale della nostra équipe di lavoro è la multidisciplinarietà. Abbiamo competenze complementari che si integrano per costruire un nuovo sapere. Gli sportelli di ascolto sono gestiti individualmente da counselor o da psicologi con competenze di counseling. I laboratori delle classi e le formazioni per insegnanti e genitori vengono condotti da due operatori con formazione differente.
Come si fa a richiedere un progetto sportello-laboratori nella propria scuola?
Per ricevere materiale informativo sul progetto “Stare bene a scuola” o fissare un colloquio con la coordinatrice del Settore Scuola di CTA per progettare degli interventi nella propria scuola, si può scrivere a counseling@centrocta.it o chiamare CTA al numero 02 29511150.
Questo è il periodo in cui le scuole programmano le attività dell’anno successivo e i nostri operatori sono disponibili ad incontrarvi per presentare il progetto e studiare insieme gli interventi più adeguati ai vostri bisogni per il prossimo anno scolastico.