Intervista ad Anna Visconti, psicologa e psicoterapeuta e responsabile del settore progetti e sviluppo del CTA

di Chiara Italia

Quando l’adozione sembra una sfida impossibile, un gruppo può aiutare

La genitorialità adottiva non solo è più complessa di quella naturale, ma può comportare situazioni molto difficili da gestire, che possono provocare la sensazione di fallimento, di fatica, impotenza e dolore a carico di tutta la famiglia. In questi casi è importante avere la possibilità di parlare apertamente e condividere con altri genitori le emozioni di vergogna, disperazione e rabbia che spesso si provano.

Da diversi anni CTA Centro di Terapia dell’Adolescenza realizza gruppi formativi, tematici ed esperienziali per coppie che si preparano a diventare genitori, per genitori adottivi e genitori affidatari, per genitori separati, donne che hanno subito violenza, per bambini e adolescenti adottivi, per bambini in affido, per figli di genitori separati,…

Dopo una prima esperienza pilota lo scorso anno, quest’anno CTA ha dato il via in maniera stabile ad un gruppo dedicato a genitori adottivi che vivono situazioni particolarmente difficili con i loro figli. E non sono pochi. Oltre a percorsi terapeutici, nei momenti di crisi è utile avere un gruppo composto da altri genitori in difficoltà e condotto da chi è esperto di crisi adottive.

Ne abbiamo parlato con Anna Visconti, psicologa a psicoterapeuta, conduttrice del gruppo “Quando l’adozione è molto difficile” di CTA, che ci ha raccontato di cosa si tratta.

Dottoressa Visconti, cos’è, come si è costituito e quali sono le caratteristiche del gruppo per genitori adottivi con situazioni difficili?

Il gruppo si è costituito sulla base delle richieste che arrivano al CTA. Riunisce genitori adottivi che si trovano in situazioni di particolare difficoltà, e che, in un gruppo di genitori con situazioni analoghe, possono sentirsi compresi e trovare supporto. Il gruppo è condotto da un esperto – non è un gruppo di auto mutuo aiuto – e ha l’obiettivo di supportare i genitori, creare occasioni di confronto e di sostegno reciproco, favorire la costruzione di relazioni positive e promuovere il self empowerment delle famiglie adottive. “Per noi questo gruppo è importante – dicono Monica e Pasquale – perchè ci aiuta a non cadere nella disperazione, per potersi confrontare con persone che SANNO di cosa stiamo parlando, non dover spiegare banalmente che certi provvedimenti funzionano se tuo figlio collabora o ascolta quando vede che sei molto serio, ma non se lui ha deciso che tanto fa ciò che vuole lui… e non c’è davvero nulla che tu possa fare se non sperare che non succeda nulla di grave”.  Per noi di CTA la famiglia adottiva rappresenta il contesto elettivo nel quale i bambini e i ragazzi possano raggiungere un personale benessere. L’adozione assume dunque un valore terapeutico, ma quando le situazioni sono molto complesse i genitori hanno bisogno di essere supportati e aiutati a comprendere come meglio relazionarsi con i ragazzi.

Qual è la funzione di un gruppo di condivisione per genitori adottivi?

C’è un’evidenza clinica, una letteratura di riferimento (si vedano per esempio gli studi di Palacios), e un’osservazione diretta dei terapeuti CTA che identifica come elemento protettivo il fatto che una famiglia adottiva faccia una formazione specifica e sia parte di una rete di famiglie con cui condividere l’esperienza adottiva, non solo nei momenti della criticità. Il confronto di gruppo è prospetticamente protettivo perché permette di anticipare eventuali situazioni difficili oltre a offrire supporto nel momento critico. La nostra attenzione è rivolta a far conoscere questa opportunità a chi non è ancora affiliato a enti, centri o associazioni di famiglie o chi non ha trovato le risposte ai suoi bisogni in altri gruppi poiché vive situazioni di genitorialità adottiva particolarmente faticose rispetto a quelle più fisiologiche e frequenti. Veronica e Angelo affermano: “Abbiamo partecipato ad altri gruppi precedentemente, ma gli altri genitori erano tutti felici e noi non ci sentivamo di raccontare quello che succedeva con Ivan. Quindi alla fine ci tenevamo tutto dentro. In questo gruppo, invece, possiamo dire tutto e non ci giudicano. Anzi ci capiscono perché un po’ tutti vivono situazioni difficili”.

Qual è la tipologia e la frequenza degli incontri?

Il gruppo si incontra tutti i primi martedì del mese dalle 18 alle 20, presso la sede di CTA Milano. Il gruppo è aperto e ci si può inserire in qualsiasi momento. Il prossimo incontro è martedì 11 settembre 2018.

Per favorire la partecipazione e venire incontro a tutte le famiglie CTA ha scelto di dedicare a questa iniziativa i proventi di una raccolta fondi per iniziative di prevenzione alla crisi adottiva. La partecipazione prevede solo un contributo annuo di 100€ a famiglia.

Qual è il feed-back da parte dei partecipanti ai vostri gruppi?

Ne riportiamo alcuni: “Facciamo parte di tanti gruppi e da tantissimi anni anche di un’associazione di famiglie adottive. in questa fase della nostra vita familiare ci troviamo pero con due figli adolescenti molto arrabbiati con il mondo e soprattutto con noi (o semplicemente noi rappresentiamo il parafulmine dove far concentrare tutte le loro arrabbiature): è dura, specialmente se i figli hanno deciso che non devono più ascoltare gli adulti per nessuna delle loro decisioni, come sta avvenendo a noi… e scappano, dormono fuori senza avvertire ecc… avere un gruppo di persone con problemi simili con cui confrontarsi è importantissimo per alleggerire il senso di fallimento che proviamo…. ” (Monica e Pasquale)

“Un gruppo di persone con problemi simili con cui confrontarsi è importantissimo per alleggerire la pesantezza dell’atmosfera in cui viviamo (il classico mal comune mezzo gaudio), ma anche per sentire altri punti di vista, scambiare suggerimenti su come procedere…” (Barbara e Marco)

E quali sono le loro richieste?

Molti dei nostri interventi si programmano proprio sulla base delle richieste specifiche delle famiglie, quindi per noi è importante capire cosa pensano, cosa è utile, cosa può aiutare. E’ sempre molto interessante ascoltare la voce delle persone con cui lavoriamo. Eccone alcune:

“Dovremmo trovarci ogni settimana non una volta al mese! Questo gruppo mi fa sentire bene. Mi sfogo, ma quando torno a casa sono come una mamma nuova con tutta la voglia di affrontare con positività le nostre difficoltà.” (Alessandra)

“Sarebbe utile riproporre a distanza di tempo gruppi con la presenza di genitori adottivi e/o figli adottivi che hanno attraversato crisi profonde e poi le hanno superate. Perchè è molto rassicurante ascoltare chi ha passato quello che stai passando tu, e ne è uscito.” (Lina e Damiano)

“Mi piacerebbe poter anche sentire qualche genitore adottivo che i problemi li ha vissuti e superati… per dare anche un’impronta di ottimismo” (Monica)

Per quali motivi un genitore adottivo si rivolge al CTA?

Il principale motivo, solitamente, è perché si trova a far fronte a delle difficoltà, il più delle volte per problemi comportamentali del proprio figlio, e con l’urgenza di sapere che cosa fare. La richiesta di aiuto, nella stragrande maggioranza dei casi, è legata ad aggressività, condotte devianti, bugie, atteggiamenti depressivi, autolesionismo, uso di sostanze o alcol. Ci sono poi genitori i cui figli vivono in comunità oppure fanno uso di sostanze stupefacenti, hanno subito un ricovero o affrontano altre gravi situazioni. Abbiamo anche molti casi di genitori di bambini più piccoli che si muovono per prevenire delle crisi e chiedere consigli agli esperti del nostro centro.

Che cosa cercano i genitori adottivi quando chiedono aiuto?

Di solito chiedono strategie da poter mettere in pratica con i figli. Ad esempio hanno l’urgenza di capire come risolvere il problema dell’abbandono scolastico del proprio figlio o come interrompere l’abuso di sostanze stupefacenti… Ci sono situazioni urgenti che richiedono una dimensione pratica del fare, ma quello che noi facciamo è innanzitutto aiutarli a capire, prima di fare cose sbagliate o controproducenti.

Perchè in adolescenza le problematiche emergono con più frequenza?

I problemi sono un po’ connessi agli snodi del ciclo di vita del figlio. La fase dell’adolescenza è sempre quella più critica: lo è per ogni ragazzo e lo è tanto di più per chi  è stato adottato per tutto ciò che riguarda la connessione con le origini. In adolescenza i ragazzi infatti cominciano a farsi delle domande che riguardano la propria identità, la propria origine e la propria storia adottiva. E questo può dare inizio a crisi profonde.

E’ quindi durante l’adolescenza dei figli che emerge anche la maggiore difficoltà da parte del genitore. È così?

Esattamente. I tempi possono essere anticipati qualora il bambino abbia una storia importante, traumatica e complessa che impatta subito nel momento in cui si costruisce la relazione di attaccamento, quando i rifiuti, la rabbia o episodi di violenza, emergono anche magari molto precocemente. Tanto più sono negative le esperienze pre-adozione, tanto prima emergono i sintomi di difficoltà all’interno della famiglia, come se fossero due elementi inversamente proporzionali e molto connessi.

Riguardo al tema delle origini, vi sono degli aspetti che rischiano di essere sottovalutati da parte dei genitori adottivi? Cosa si può fare in una visione prospettica?

Il bambino capisce autenticamente cosa significa essere adottato a partire dall’età scolare. Prima di quel periodo capisce solo il vantaggio di avere una nuova famiglia che gli vuole bene e che lo ha in un certo senso “salvato”. A partire dalla scuola primaria, la maturazione cognitiva gli permette di capire anche la perdita connessa all’adozione. Quindi è importante accompagnare il bambino in questo momento sostenendolo nella costruzione della sua identità.

Spesso nel nostro lavoro riscontriamo che il bambino non conosce informazioni significative del proprio passato, o ci sono dei segni sul corpo che non sono stati accompagnati da una corretta spiegazione. Questo porta i bambini a darsi delle spiegazioni che sono molto autocentrate, perché la tendenza dei bambini è quella di mettere al centro la responsabilità o di elaborare delle false spiegazioni. Pensando di proteggere i figli, i genitori magari omettono delle informazioni sulla loro storia, non danno il giusto peso a ricordi lontani, evitano di affrontare alcuni temi delicati.

Il nostro lavoro è quello di accompagnare genitori e figli in questo processo. Tra l’altro stiamo lavorando per la costruzione di un servizio di sostegno alla rielaborazione delle origini, alla ricerca delle proprie origini, alla rielaborazione delle informazioni relative alla propria storia. Infatti ora la legge consente ai maggiori di 25 anni di accedere ai propri fascicoli fino ad allora segretati.

Come dice David Brodzinsky, dobbiamo ricordarci che l’adozione è un “long life process” che richiede attenzione costante soprattutto in alcune fasi della vita. Noi di CTA cerchiamo di sostenere l’adozione attraverso molti differenti supporti e servizi.

Per chi vuole iscriversi ai gruppi o conoscere il programma completo delle iniziative di sostegno all’adozione può visitare il nostro sito www.centrocta.it o contattarci all’indirizzo mail famiglieadottive@centrocta.it