Un nuovo modo di considerare i Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Intervista a Beatrice Sironi, referente Servizio DSA di CTA

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) possono avere non solo un’origine neurologica, ma essere inseriti in una prospettiva più ampia che include lo sguardo sul contesto emotivo del soggetto e le eventuali esperienze traumatiche. Una visione nuova, che permette di allargare l’orizzonte e fornire un servizio completo per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento secondo parametri clinico-terapeutici.

di Chiara Italia

Compie un anno in questi giorni il servizio per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento del Centro di Terapia dell’adolescenza (CTA) che si occupa della valutazione ai fini della prima certificazione per i ragazzi con difficoltà scolastiche. Un lavoro a 360 gradi di un’équipe di professionisti – un neuropsichiatra infantile, due psicologhe e un logopedista – impegnati in un’approfondita analisi clinica e diagnostica con l’obiettivo di comprendere se le origini di queste difficoltà siano da ricercare anche nella sfera emotiva. Beatrice Sironi, psicoterapeuta e referente del servizio, ci ha raccontato di cosa si tratta.

Dott.ssa Sironi, innanzitutto, cosa sono esattamente i Disturbi Specifici dell’Apprendimento?

È una categoria ampia di disturbi, che descrive deficit a livello della lettura (dislessia), deficit ortografici indipendentemente dall’apprendimento delle regole grammaticali (disortografia), deficit della forma della grafia, talvolta con difficoltà nella coordinazione fine, nel disegno e nell’attività motoria a causa della scarsa coordinazione (definita disgrafia), e infine la discalculia (deficit delle attività logico matematiche). Un quadro complesso, non sempre compreso dalla famiglia o pienamente conosciuto dagli insegnanti.

Qual è l’approccio del CTA ai problemi legati ai DSA?

L’idea di vedere i DSA non solo come deficit dall’origine neurologica, ma anche come esito di esperienze traumatiche, nasce dall’esperienza clinica e dall’approfondimento del lavoro di Elena Simonetta, una psicologa che ha studiato i DSA all’interno di un approccio multifattoriale. Questo approccio evidenza che tra coloro a cui viene diagnosticato un DSA vi è una prevalenza di bambini con un “attaccamento insicuro” e con esperienze traumatiche nell’età infantile, elementi che diventano fattori di rischio per lo sviluppo di un deficit dell’apprendimento. Ovviamente per eventi traumatici non si intendono solo i traumi importanti, come quelli di molti bambini adottati che hanno subito abusi o maltrattamenti, ma anche i traumi meno profondi, come per esempio quelli che i bambini possono vivere nelle situazioni di separazione, o nelle famiglie ad alta conflittualità. Anche questi traumi possono risultare dei veri e propri fattori di rischio.

Come si arriva a collegare gli eventi traumatici a un quadro di DSA, o viceversa?

A volte capita che in una fase di consultazione terapeutica emerga esplicitamente che i soggetti si trovano in una situazione di difficoltà a livello scolastico, e sono questi i casi in cui veniamo chiamati in gioco, unendo quindi il percorso terapeutico a un approfondimento diagnostico. Capita anche che una famiglia chiami CTA per una valutazione DSA e che contemporaneamente venga proposto un percorso di sostegno a livello terapeutico.

CTA è un Centro autorizzato per svolgere diagnosi di prima certificazione per i DSA. A cosa serve questo documento?

La certificazione è l’unico documento valido per ottenere un riconoscimento del disturbo e quindi “strumenti compensativi” e “misure dispensative”. I primi possono aiutare nello studio, come le mappe concettuali o i formulari, ed è sempre preferibile che siano personalizzati. Quando si parla di “misure dispensative” si fa riferimento alle accortezze che gli insegnanti devono mettere in atto, guidati e supportati dai professionisti, per aiutare i ragazzi nello studio: dal tempo maggiore per le verifiche ai programmi personalizzati.

A che età possono emergere i Disturbi Specifici dell’Apprendimento?

I DSA emergono già nella scuola primaria, ma dal nostro osservatorio le maggiori difficoltà cominciano a farsi sentire alle scuole secondarie di primo grado (le scuole medie), quando le richieste scolastiche si fanno più importanti. La sensibilità dei docenti è molto varia, ed è legata alla loro conoscenza e preparazione rispetto a questo argomento. Per questo, al termine della certificazione, con l’accordo dei genitori prendiamo contatti direttamente con la scuola per spiegare al coordinatore di classe la certificazione stessa (o la relazione stilata, nel caso in cui il profilo non rientri tra i casi certificabili) e per restare a disposizione in caso di bisogno: un lavoro di rete che aiuta la famiglia e i docenti, che fanno molto riferimento al servizio CTA.

Qual è il valore aggiunto di questa visione nella valutazione dei DSA?

CTA ha introdotto nel protocollo della valutazione l’approfondimento emotivo: ovvero, andiamo a indagare tutti gli aspetti emotivi che sono fondamentali in tutti i bambini con difficoltà o disagio. Facendo questo lavoro con i bambini o i ragazzi ci accorgiamo che è come se nessuno fino a quel momento li avesse riconosciuti nelle loro fatiche: si sentono dire che sono svogliati, che non hanno voglia di studiare, che “non si applicano”, e tutto questo li porta a una forte frustrazione. Da questo approfondimento riusciamo a cogliere la loro sofferenza e la fatica che riportiamo alla famiglia e ai professori in modo più dettagliato e oggettivo. Dopo questo lavoro, capita spesso che i genitori si dicano dispiaciuti e mortificati per non aver colto prima le difficoltà del figlio e che desiderino fare un lavoro di “riparazione”.

Quali sono le proposte di CTA e come fare per chiedere il vostro intervento?

La segreteria di CTA è pronta a ricevere le richieste dei genitori e a fissare un primo incontro. Il numero di telefono è 02 29511150.

Il nostro protocollo prevede la visita neurologica obiettiva con un neuropsichiatra infantile; la valutazione cognitiva; la valutazione degli apprendimenti degli aspetti più scolastici e la valutazione del linguaggio, l’approfondimento emotivo e la restituzione ai genitori. Nell’équipe di CTA lavorano due neuropsichiatri il dott. Francesco Bossi e la dott.ssa Silvia Bianchi, il logopedista dott. Eugenio Tonolli e due psicologhe psicoterapeute, la dott.ssa Valeria Sanfilippo e la sottoscritta, Beatrice Sironi.

Inoltre stiamo programmando gruppi rivolti ai genitori con figli con DSA: sono gruppi che offrono la possibilità di confrontarsi tra genitori che affrontano le medesime fatiche, e che cercano insieme come valorizzare i punti di forza. Apriremo poi la possibilità di un gruppi per i figli, nell’ottica di uno scambio informale tra coetanei, con l’idea anche di potersi passare informazioni e strategie utili per sopravvivere alle difficoltà emotive che incontrano ogni giorno e, perchè no?, trovare nuovi amici!