Cara mamma di Lily…
Lettera ai genitori di nostra figlia (Negri, Petoletti, “Chenonfiniscemai”, Franco Angeli, 2019, Milano)
La scrittura ha un grande potere: ci permette di affrontare le nostre paure, ci guarisce da dolori profondi e ci aiuta ad essere più consapevoli dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Nelle storie adottive, la scrittura è una forma di terapia molto efficace per rielaborare e accettare la storia dei propri figli. Sì, perchè, se è vero che i conti con la propria storia li devono fare in prima persona coloro che sono stati adottati, è vero anche che fare i conti con gli altri genitori del proprio figlio adottivo è una fatica indispensabile per ogni genitore adottivo. Solo così gli sarà possibile comprendere il dolore, la rabbia, la sfiducia, ma anche la gratitudine e la speranza che attraverseranno la mente e il cuore del proprio figlio durante la sua crescita. Mettersi di fronte alla storia del proprio figlio adottivo significa farsi delle domande piuttosto che trovare delle risposte…
Cara mamma di Lily,
ci viene spontaneo chiamarti mamma perché tu sei stata la sua prima mamma. Non sappiamo come, né perché, né quali emozioni provavi mentre lei era dentro di te, mentre eravate un’unica persona. Sappiamo però che mentre noi la aspettavamo con desiderio, la sognavamo e la immaginavamo (mai così bella come l’hai fatta!) lei cresceva dentro di te, sentiva il battito del tuo cuore, riconosceva la tua voce e i tuoi movimenti.
Questo non basta per diventare mamma e figlia, lo sappiamo, ma allora lo eravate. Non vogliamo dimenticare che il suo cuore ha cominciato a battere senza di noi. Non vogliamo che lei pensi che la sua vita ha avuto inizio quando ci siamo incontrati. Non le vogliamo togliere un pezzo della sua storia, non ti vogliamo negare di essere stata la sua mamma per i nove mesi in cui lei ti cresceva in grembo. Ci chiediamo cos’è successo che ti ha portato a interrompere quella relazione…
Chissà se abbandonandola ti sei resa conto di averle inflitto una sofferenza senza fine, di averle instillato il pensiero di non essersi meritata il tuo amore, di averle tolto precocemente e per sempre quella rassicurante e indubitabile certezza di essere amata. Chissà se comprenderesti la tristezza inconsolabile che lei a volte sente dentro di sè. Chissà se ti sei pentita o se la abbandoneresti ancora… Chissà, se mai un giorno vi incontrerete, se sarai capace di avere delicatezza e rispetto per lei.
E noi, chissà se conoscendoti potremmo mai comprendere il tuo gesto, chissà se saremmo capaci di accogliere le tue sofferenze o accettare la tua indifferenza. Immaginiamo che la tua vita non sia stata facile e proviamo dispiacere per te: forse anche tu avresti avuto bisogno di una mamma.
Ci chiediamo tante cose, ma in realtà sono domande che non aspettano nessuna risposta.
Ci sono cose che non sapremo mai e che non potremo mai spiegare a nostra figlia. Non ci tormentiamo in questo buco nero e speriamo che anche Lily possa arrivare ad accettare con serenità la sua storia e le sue origini sconosciute.
Chiara e Matteo
(da Negri S., Petoletti S., “chenonfiniscemai”, Franco Angeli, 2019, Milano)
Siete genitori adottivi? Avreste mai scritto una lettera di questo tipo? Sono queste le parole che usereste? I toni con cui vi rivolgereste a chi ha messo al mondo i vostri figli? Oppure non avete mai immaginato un confronto, un dialogo con i genitori biologici dei vostri figli?
A tutti i genitori adottivi che desiderano lavorare sulla storia dei propri figli, CTA propone un percorso di gruppo per provare a farsi delle domande, pensare alla storia dei propri figli, alle sue origini, a chi li ha messi al mondo, a chi li ha amati e a chi ha fatto loro del male.
“La corrispondenza immaginaria” è un approfondimento tematico di gruppo che si svolgerà ONLINE il 22 ottobre, il 5 novembre e il 19 novembre dalle 20.00 alle 22.00, aperto ai genitori adottivi con i figli di qualunque età, condotto dalla dott.ssa Caterina Pasculli di CTA.
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